Asset Allocation e Money Management

Con questa definizione si intende l'insieme di criteri che determinano il peso e le regole di gestione dei vari "oggetti" di investimento (obbligazioni, titoli, ETF, Fondi e derivati) all'interno di ciò che viene comunemente chiamato "portafoglio".

Questo dosaggio ponderato ha lo scopo legittimo di identificare e controllare sia il "rendimento atteso" sia il "livello di rischio".

In linea di massima possiamo asserire che la definizione di un buon asset allocation deve tenere conto dei seguenti parametri:

 

  • Orizzonte temporale
  • Propensione al rischio
  • Obiettivi di investimento
  • Situazione fiscale e previdenziale
  • Reddito
  • Situazione finanziaria
  • Evoluzione di scenario

 

Questi parametri determineranno così un Asset Allocation Strategico personalizzato che va costantemente controllato ed eventualmente equilibrato.

Riguardo all'orizzonte temporale va detto che nel lungo periodo (una decina d'anni) solitamente le azioni sono più redditizie delle obbligazioni, mentre nel breve periodo potrebbero essere anche fortemente in perdita. Ecco perché le percentuali di obbligazioni ed azioni così come le corrispondenti tipologie di ETF e fondo, vanno dosate in maniera molto oculata e personalizzata. Ci vorrebbe una trattazione intera per arrivare ad un ottimo asset strategico di portafoglio, secondo ciò che indica la cosiddetta "frontiera efficiente" ma più in generale come prevede la Pianificazione Finanziaria.

 

Sopra all'asset allocation strategico va poi innestato quello che viene comunemente definito come Asset Allocation Tattico ovvero la possibilità di modificare istante per istante il dosaggio dei titoli, obbligazioni, ETF e fondi dell'asset strategico a seconda delle condizioni di mercato, seguendo per quanto mi riguarda i criteri dettati dall'Analisi Tecnica.

Attenzione però ad equilibrare i due tipo di asset perché come potete vedere dal grafico l'importanza di ogni attività cambia notevolmente al variare dell'orizzonte temporale.

 

 

 

 

Quindi la flessibilità che dovrà avere il mio asset, ad esempio se ho un orizzonte temporale di breve periodo, dovrà essere molto alta e dovrò seguire rigidamente le regole che mi pongo per il trading, per evitare perdite inutili e copiose.

 

E' molto importante inoltre scegliere gli "oggetti" per i nostri investimenti, in funzione di quanto detto poc'anzi. 

Ad esempio se disponessi di 10'000 euro di capitale non ne investirei 8'000 in azioni, 1'000 in derivati e 1'000 in liquidità. Capite che se accadesse un imprevisto e non potessi seguire la Borsa mentre il mercato fa un tonfo come non se ne vedevano dal 1987 mi ritroverei povero in canna. Viceversa se disponessi di 100'000 euro investiti in titoli di stato, obbligazioni, ETF, fondi e titoli ad alta capitalizzazione (tutti ben diversificati e bilanciati), quegli stessi 9'000 euro "a rischio" eventualmente riservati per azioni e derivati non sarebbero che il 10% del totale.

Io però farei un ulteriore passo in avanti. Se crediamo nell'Analisi Tecnica, e non c'è motivo per non crederci, dobbiamo tenere conto che c'è lo stop loss ed il trailing stop a mutare completamente il concetto di rischio. Difatti anche se investissi il 99% del mio capitale in azioni, ed impostassi con il mio TOL uno stop loss automatico (da eseguire rigorosamente), al massimo perderei l'uno o il due percento del capitale.

 

Quindi io direi che bisogna impostare sul proprio profilo un buon asset allocation strategico di base, che mi protegga il più possibile quando non posso seguire il mercato, insieme ad un asset allocation tattico da alimentare continuamente con l'osservazione del mercato e delle relative opportunità.

 

Facciamo un esempio concreto.

Come si potrebbero "allocare" centomila euro in maniera aggressiva ma con un rischio relativamente basso, con un orizzonte di breve periodo e potendo seguire il mercato? Vi sembra impossibile? Io direi di no.

Per una maggior efficienza di gestione li ripartirei in tre quote principali:

 

 

  

Oggetti

Peso

ETF + Fondi

60%

Azioni + Altro

20%

Obbligazioni + Liquidità

20%

 

 

 

A questo punto definiamo i criteri "interni" ad ogni quota:

 

  

ETF + Fondi

32-65%

ETF e Fondi Azionari ( Borse mondiali + Emergenti)

da 5% a 30%

ETF e Fondi Materie PRime (Petrolio, Gas, Metalli ecc.)

da 2% a 25%

Fondi Flessibili

da 5% a 10%

Fondi Obbligazionari MT, LT e Paesi Emergenti

da 20% a 0%

Azioni + Altro

0-23%

Azioni ad alta o media Capitalizzazione

da 0% a 18%

Derivati (Indici, Valute o Materie Prime) 

da 0% a 5%

Obbligazioni + Liquidità

68-12%

Titoli di Stato

da 40% a 6%

Obbligazioni

da 8% a 0%

PCT

da 10% a 3%

Liquidità

da 10% a 3%

 

 

La flessibilità che ne deriva è evidente. L'investimento può variare dal livello più conservativo in cui la quota "di rischio" è solamente del 12%, sino a diventare decisamente aggressivo con una quota del 78%. Questa ultima situazione è da considerarsi realizzabile solo in un mercato al rialzo seguendo attentamente le singole operazioni, per far intervenire eventuali stop loss o ridurre decisamente l'esposizione a causa dell'impossibilità di seguire il mercato. 

 

Da notare inoltre che i Derivati non devono essere considerati solo come strumenti speculativi ma anche come strumenti "a protezione del capitale". Dimensionando infatti opportunamente l'acquisto di opzioni o Futures "Put" in base alla componente azionaria detenuta nel portafoglio, è possibile compensare le eventuali perdite derivate da un calo del mercato.

 

Un altro esempio di come può variare l'asset allocation specifico della quota di fondi comuni:

 

 

da un livello iniziale (conservativo)

al livello "di mercato" (aggressivo)